Just a perfect moment… pain perdu sotto la pioggia!

Il carpino nero ondeggiava sotto il peso del vento e della pioggia incessante, i tuoni rompevano l’ aria, allora la porta in legno veniva accostata e nella stanza illuminata solo dalla luce fioca della lampada a petrolio si disegnavano strane ombre  sulle pareti annerite dal fumo.

Mi rannicchiavo vicino a papa’ che mi rassicurava: fino a quando le campane del piccolo campanile non avesso suonato “ a martello” non ci sarebbe stato pericolo.

Mamma prendeva dalla madia il pane raffermo, lo inzuppava nel latte e uova battute e lo friggeva nella padella, cospargendolo di zucchero. Lei lo chiamava il “pain perdu” era il momento nel quale le mie paure sparivano, tra la dolcezza di una fetta di pane e il suo sorriso rassicurante.

Cosi’ aspettavamo che il temporale passasse.

Per ogni nostra paura dovemmo trovare un giorno di temprale al quale affidarla, una fetta di pane inzuppato nella dolcezza per superarla.

Lory

7 Comments
    1. Grazie Luisa! infinitamente grazie del tuo affetto! (mi ripeto forse, ma ogni vostro commento mi emoziona e rallegra)

  1. che bello e toccante il tuo racconto d infanzia…e quanto significato ha il tuo insegnamento.. da me nelle campagne da piccola si usava bruciare un ramo d ulivo dentro un armadio x scongiurare i temporali forti…
    ma il pain perdu è senz altro meglio…
    buon weekend dolce lory

    1. Grazie Daniela,mamma era Francese di adozione e gia’allora la sua cucina era molto “alla moda” (direbbero adesso), sono ricariche riaffiorano, forse perché’ sto diventando “grande” (vecchia)! Non conoscevo l’usanza del ramo di ulivo da bruciare, che bello condividere ricordi e profumi! una abbraccio

  2. Cara Lory, leggo e rileggo questo tuo post, che è uno dei miei favoriti.
    Sarà per la compresenza di sentimenti di paura e di dolcezza, che nella vita sono inseparabili al punto che a volte si piange di gioia o si ironizza su qualcosa di cui si ha timore, per esorcizzarlo.
    Sarà per il nome che tua madre dava al pasto frugale da te descritto: “pain perdu”, dove scorgo la saggezza di non “perdere” nulla, nemmeno il pane raffermo, e di trarre dalla semplicità di uova, latte e farina un alimento che nutrisse corpo e anima.
    Sarà, infine, per i rintocchi delle campane che avvertivano dello scampato pericolo e che, soprattutto ora che mi sento così fragile, vorrei risuonassero annunciando con gioia la rinascita… ma, come mi ha recentemente ricordato il prete che ha celebrato le mie nozze, occorre iscrivere il tempo presente nel tempo opportuno, non stabilito da noi.
    Un abbraccio.

    1. Milena cara eccomi a te. La tua dolcezza mi commuove sempre e sono felice di averti come amica di penna, perche’ riesci veramente a leggere dietro i miei post, che ora sto raccogliendo e spero presto diventeranno un libro che piano piano sta prendendo forma.
      In questi giorni ho una velata (paura) preoccupazione. Come avrai letto tutto l’ Alto Adige e’ zona rossa, e ho il timore di uscire sopratutto per Frank che ieri ha compiuto 81 anni.
      Ancora una volta faro’ mia una tua frase “scrivere il tempo presente nel tempo opportuno, non stabilito da noi” che come altre tua frasi bellissime mi accompagnano. Cerca mia cara amica di trovare piccole nuvole di serenità’ sulla quali appoggiare il capo e trarre respiro.
      Ti abbraccio con affetto Lory

      1. Auguri per la realizzazione del tuo libro, cara Lory, e Buon Compleanno a tuo marito Frank, con un giorno di ritardo.
        Un abbraccio, buonanotte.

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